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PER NON DIVENIRE LA PERIFERIA INDUSTRIALE DEL MONDO

11 agosto 2003

Occorrono più investimenti nel settore delle tecnologie informatiche ed elettroniche. Il ruolo della Basilicata

© 2013 - tecnologia.jpg

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(ACR) - Il nuovo millennio porta con sè prospettive inimmaginabili solo sino ad un secolo fa. La nostra vita quotidiana è continuamente rivoluzionata ed agevolata da nuovi ritrovati della tenologia di cui spesso, sia come singoli individui sia come cittadini lucani e italiani siamo solo gli utenti finali. Basti pensare alla tecnologia UMTS. In che modo l'Italia ha partecipato al suo sviluppo? In nessuno. L'unica cosa che avremo il piacere di fare per questa tecnologia sarà quella di contribuire alla sua diffusione acquistando i terminali. Corriamo il rischio di diventare la periferia industriale del mondo. In Italia abbiamo aziende che eccellono in diversi campi, in quello meccanico, siderurgico, petrolifero, ma nessuna vera azienda che si occupa della produzione di tecnologie elettronico/informatiche. In realtà abbiamo un grosso colosso, la ST Microelectronics a partecipazione di capitali italiani da parte di Finmeccanica, la stessa che ha la proprietà dell'ANSALDO di Tito Scalo, mancano però grandi aziende produttrici di elettronica di consumo e di prodotti informatici a grande distribuzione. Non abbiamo una Sony italiana, una Motorola italiana, una IBM italiana. Le poche aziende che operavano in questo settore lo facevano su tecnologie estere e, o sono state assorbite, oppure sono fallite o, ancora, sono state riconvertite. Le ragioni della mancanza di questa nostra mentalità imprenditoriale nei settori tecnologici ha radici nella nostra cultura e nella nostra formazione di base. Siamo un paese pieno di storia che ha civilizzato il mondo e, spesso, cullandoci su questo, nelle scuole diamo poco spazio a discipline le quali meriterebbero di essere approfondite e, nel frattempo, la tecnologia ci sfugge sempre più dalle mani. Veniamo superati in skill da nazioni industrialmente emergenti, anche se a volte aiutate dalla supertecnologia degli Stati Uniti, come la Corea del Sud, che nel giro di pochi anni ha portato alla luce diversi colossi industriali nel settore, tra cui l'eccellente ed arcinota SAMSUNG, la quale produce elettronica di consumo a tutto campo e di qualità impeccabile. In Italia abbiamo ancora qualche azienda tipo la Mivar che fa dei buoni apparecchi televisivi, ma, evidentemente, poco pubblicizzati. Certamente non siamo alla rovina. Anche nel nostro paese vi è un tessuto di aziende di consulenza che opera nel settore dell' IT e che sa fornire servizi informatici eccellenti. Il personale di tali aziende è però formato sul campo, o grazie a costose certificazioni, e non nelle nostre scuole. Tra queste possiamo ricordare la ONE-ANS che è riuscita a vendere un software da lei sviluppato agli USA, e questo non è poco! Anche nella nostra regione abbiamo delle realtà che si occupano di tecnologia, come la succitata ANSALDO, che produce strumenti di segnalamento ferroviario, o altre aziende che producono schede elettroniche, ma questo, se inizia a dare un ruolo importante alla Basilicata, è decisamente poco per una nazione come l'Italia che viene annoverata tra le grandi del mondo. Nella nostra formazione dobbiamo dare molta più importanza alle nuove tecnologie cercando di creare degli specialisti di settore. E' fuori di dubbio, comunque, che è anche importante conoscere la propria storia, dato che, chi non ha cognizione del proprio passato, non può costruire il proprio futuro. In Basilicata, è bene sottolinearlo, qualcosa si è mosso e, infatti, già dagli anni '80, disponiamo di un Istituto Tecnico Industriale Statale, che tra le sue specializzazioni, offre quella di "Perito in Elettronica Industriale". Ultimamente si è aggiunto anche il corso di laurea in "Informatica" presso l'Università degli Studi della Basilicata. La sfida è aperta e se il cittadino lucano e italiano la saprà cogliere potremmo avere anche, magari a Potenza, una Nokia italiana che vende all'estero. (G.C.)

Redazione Consiglio Informa

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