venerdì, 4 ott 2024 02:09

Vai all'archivio
Stampa Invia

I FIGLI DEGLI EMIGRATI LUCANI A LEZIONE DI ETNOMUSICOLOGIA

10 luglio 2003

© 2013 - 124.jpg

© 2013 - 124.jpg

(ACR) - L'etnomusicologia: una delle espressioni più vivide e pregnanti della cultura e della storia di una società, benché disciplina marginale rispetto all'ambito dell'antropologia e delle tradizioni popolari, è, tuttavia, importante contributo per la conoscenza delle origini del ritualismo e del simbolismo prodotto dalle società "primitive" presenti nell'antica Basilicata. "La musica in Lucania" è il titolo dell'incontro, tenutosi stamane, nelle aule dell'Ateneo regionale dal professore Angelo Larotonda. Il docente di antropologia ha piacevolmente intrattenuto i 60 giovani figli dei lucani all'estero, in vacanza- studio a Potenza, parlando dello stretto nesso tra la musica e le varie attività della gente lucana in un'epoca, non relativamente distante, di miseria e di ristrettezze economico, sanitarie e culturali. I numerosi documenti di carattere musicologico forniscono, innanzitutto, testimonianza di una società contadina, come quella lucana, estremamente tradizionale, caratterizzata da forte ritualità e imagismo. Il canto, felice e gioviale accompagnava- ha chiarito il professore- i momenti di serenità dei contadini durante la mietitura del grano, oppure in occasione di matrimoni o anche, semplicemente, nelle cantine quando, insieme agli amici e con un bel boccale di vino, si smaltivano le fatiche di una giornata passata nei campi. In particolare, lo sposalizio- ha continuato Larotonda- rivestiva un'occasione particolare non solo per i due sposi ma per l'intera civiltà contadina. Tradizione voleva, infatti, che la sposa indossasse un abito bianco e gli orecchini donati dallo sposo il giorno prima del matrimonio. Gli invitati, invece, dopo la cerimonia si recavano in casa dello sposo per il banchetto,ove si ballava e cantava e si sparavano colpi di fucile in aria. La suocera della sposa la accoglieva, per prima, baciandola e regalandole una scatola di biscotti che la sposa lanciava ai bambini che sostavano sull'uscio di casa. Questa usanza aveva una valenza ben augurante, in quanto, se a prendere la scatola dei dolciumi fosse stato un maschietto il primo figlio sarebbe stato, anch'egli, un maschio. Se fosse accaduto il contrario, invece, sarebbe stata una vera e propria tragedia per l'intera società. La donna, infatti, in una civiltà di stampo patriarcale, era considerata alla stregua di un oggetto, un fardello alle dipendenze e sottomessa ai voleri dell'uomo. Altri argomenti, oggetto del seminario e che hanno entusiasmato i giovani, sono stati la cerimonia del battesimo, la festa dell'aia che seguiva al raccolto del grano, le malattie (alcune, di carattere psicologico, come la taranta) e la concezione della morte. Su questo tema, il docente, ha fatto riferimento agli studi di Ernesto De Martino, storico delle religioni ed etnologo meridionalista di fama internazionale che, avvalendosi di una formazione filosofica di diretta derivazione crociata, propose un'interpretazione storicista delle manifestazioni religiose ed intraprese ricerche innovative, intorno agli anni '50, nelle aree del Mezzogiorno e, particolarmente, in Basilicata. Quella che egli definì la "storiografia delle società inferiori", ampiamente analizzate nei suoi testi più noti come Il mondo magico (1948), Morte e pianto rituale nel mondo antico (1958), Sud e magia (1959) e La terra del rimorso (1961) nelle quali osservò il prodursi del sacro nel superamento dei momenti critici dell'esistenza mediante l'iterazione rituale di un modello mitico originario, fa parte – ha dichiarato Larotonda - del ricco sostrato della cultura contadina lucana; realtà "primitiva" simbolica, dai gesti semplici e spontanei, e dalle credenze più variegate. Tutto ciò emerge limpidamente dai canti, diversi per i modi di esecuzione e per le diverse varianti e micro-varianti, che ritmano le varie fasi della vita (dal cullare materno del neonato al mesto e tragico momento della morte). La tradizione orale è, dunque, fonte importantissima per gli studiosi delle tradizioni popolari per l'individuazione, attraverso l'analisi di un testo etnografico-musicale, della funzione squisitamente sociale e culturale della musica all'interno di un determinato contesto socio-culturale di cui si voglia rintracciare e riallacciare le proprie origini. (L.L)

Redazione Consiglio Informa

argomenti di interesse

Per visionare il contenuto è necessario installare Adobe Flash Player